UNA BOCCATA D’ARIA RIGENERANTE

Il corpo è il bene più prezioso che hai. 

È il mezzo per esprimere la vita in questo mondo, perché siamo a tutti gli effetti parte della natura e costantemente condizionati da essa. Eppure avere cura di se e di ciò che ci circonda, non è stato per molto, anzi troppo, tempo una priorità. E subiamo oggi le conseguenze di scelte passate poco consapevoli.

Nel 1934 Joseph Hubertus Pilates scrive nel suo libro “Your Heath”: “nel mondo pratico, l'ignoranza delle leggi naturali della vita sono poco comprese e ancor meno praticate e applicate alla vita normale..."
Joseph Hubertus Pilates
tratto dal libro: Your Health
La vita va nutrita di cibo, acqua, luce, movimento, gioia..., ... soprattutto d’aria!

Se possiamo smettere di mangiare e bere per qualche giorno, smettere di respirare porta a conseguenze fatali dopo soli pochi minuti. Ho forse detto una banalità? Quanto siamo consapevoli dell’importanza del respiro? Abbastanza da determinare il nostro comportamento?

Come educatrice al movimento, la respirazione è uno dei principi fondamentali delle discipline che insegno, forse il più importante. In tutte le mie Classi e blog faccio sempre riferimenti sull’importanza del respiro ed a Tecniche di respirazione.In maniera diversa, è anche uno degli argomenti principali della mia formazione come istruttore subacqueo e di primo soccorso. L’efficacia della respirazione è imprescindibile dalla qualità dell’aria che introduciamo nel nostro organismo. In condizioni normali l’aria è composta al 78,1% da  azoto, al 20,9% da ossigeno ed il restante da argon, anidride carbonica, neon, elio, krypton, idrogeno, xeno, radon e monossido di carbonio. Inaliamo quasi il 21% di ossigeno, ma ne utilizziamo solo una minima parte, il restante (il 16% + o -) viene in parte espulso con l’espirazione e in parte resta residuo nelle cavità dell’apparato respiratorio (ecco perché funzionano la respirazione bocca a bocca  e le compressioni toraciche).Queste percentuali variano naturalmente a seconda della pressione atmosferica. In montagna l’aria diventa man mano più rarefatta, e per raggiungere le vette più alte è necessario adottare determinati comportamenti per scongiurare la malattia da altitudine.La pressione a cui si è soggetti sott’acqua invece, aumenta la pressione parziale dei gas nella bombola e ne evidenzia la tossicità e le conseguenze sull’organismo. Qui è l’alta concentrazione di ossigeno e azoto a diventare nociva e richiede particolari attenzioni da parte dei subacquei.

Gli esempi dell’alta montagna e delle profondità del mare sono due casi estremi che mettono più velocemente in evidenza le reazioni del corpo umano alle alterazioni chimiche dell’aria e che richiedono di adottare semplici regole di sicurezza per evitare spiacevoli complicazioni. 

Purtroppo, non c’è bisogno di salire in alta quota o scendere nel blu per essere soggetti ad un’alterazione della composizione di ciò che respiriamo e che condiziona la nostra salute. Qui succede solo tutto più lentamente. Ed è forse questo spazio temporale allargato che ci fa perdere di vista la gravità delle reazioni che ne conseguono e l’urgenza di prendere dei provvedimenti. 

I gas che entrano nel circolo sanguigno necessitano di tempo per essere smaltiti e si possono legare ad altri enzimi che il corpo utilizza nei processi biochimici. Il monossido di carbonio, per esempio ha bisogno di 8-12 ore per essere eliminato. La relazione dell’Arpa sul monitoraggio della qualità dell’aria nella città metropolitana di Torino del 2019, evidenzia che “Occorre ancora insistere con determinazione nelle azioni di risanamento della qualità dell’aria e adottare nuove misure per garantire il rispetto dei limiti nel più breve tempo possibile.”  

Come proteggersi dalla cappa di smog in cui vive la maggior parte di noi?

Affrontiamo il problema come lo farebbe un alpinista od un subacqueo. Adottiamo delle strategie preventive concrete. 

Una corretta igiene delle vie aeree superiori

L’aria che inspiriamo passa dalle cavità nasali, i seni paranasali, la faringe, la laringe, la trachea. Sono le prime ad avere contatto con agenti inquinanti e allergeni, e creano un canale che porta l’aria ai polmoni. Per questo le narici sono dotate di un vero e proprio filtro, che umidifica, riscalda e trattiene le impurità. Eseguire un lavaggio nasale con regolarità, aiuta a respirare meglio, ma anche a diminuire gli stati infiammatori come raffreddori, riniti, rinosinusiti… . 

Come fare la doccia nasale

La doccia nasale è una pratica antica quanto attuale, praticato da sempre dagli yogi con l’ausilio della classica lota (o teiera netipot) e consigliata oggi dai medici otorinolaringoiatri con apparecchi di irrigazione od una semplice siringa senza ago. 

Si possono usare soluzioni saline isotoniche o ipertoniche. La soluzione isotonica come la soluzione fisiologica ha la stessa salinità dei liquidi dell’organismo, si trova in farmacia o si può fare mescolando 1 litro di acqua e 9 grammi di sale. La soluzione ipertonica ha un contenuto di sale maggiore, si avvicina alla salinità dell’acqua di mare, e si può fare mescolando 1 cucchiaio di sale ogni litro d’acqua tiepida e aggiungendo 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio che aumentandone il pH rende la soluzione più efficace. Attenzione, le soluzioni saline non devono essere troppo concentrate e consiglio di aumentare la quantità di sale gradualmente fino ad un massimo di 20-30 grammi, per evitare che risulti troppo fastidiosa per le mucose.

Una volta inserita la soluzione nello strumento scelto (lota, irrigatore o siringa), bisogna inclinare il busto avanti sopra il lavandino e la testa di lato; chiudere la narice verso il basso e inserire la soluzione in quella in alto. Una volta entrata l’acqua nelle vie aeree, liberare la narice tappata e lasciare che l’acqua coli. Ripetere dall’altra parte. Alla fine asciugare le narici inspirando (eccezionalmente) dalla bocca ed espirando dal naso. Questo metodo permette di lavare i canali ed i seni delle vie aeree superiori fino alla gola. E nonostante sia un po’ fastidioso, è veramente utile a mantenere i nostri “filtri” puliti ed efficienti.

Che gli agenti inquinanti siano presenti sia dentro che fuori casa, è un dato di fatto.

Le fonti sono tantissime: fabbriche, veicoli, sistemi di riscaldamento, aerei, navi, attività agricole, impianti petroliferi… e prodotti di pulizia domestica, stampanti, fotocopiatrici, vernici, materiali da costruzione… a volte anche il cibo che cuciniamo! Una volta rilasciati negli spazi domestici, nell’atmosfera o nell’oceano vengono trasportati da venti e correnti diffondendosi in ogni angolo del pianeta.

Piante e boschi hanno un vero effetto terapeutico sull’uomo

Fortunatamente gli ambienti naturali sono alleati della nostra salute, contribuiscono alla diminuzione dei gas serra, rilasciano monoterpeni e sono carichi di ioni negativi. Studi scientifici hanno dimostrato la capacità delle piante di depurare uno spazio confinato e dei boschi di intervenire positivamente sul sistema immunitario, respiratorio, sui processi cognitivi e sull’umore. E non dimentichiamoci, sul pianeta!. Anche solo le tinte tendenti al verde hanno un effetto calmante, non a caso sono usate dal personale dedito alla cura delle persone. Prendere una boccata di aria pulita, desaturare dai gas nocivi non è poi così difficile se riusciamo ad immergerci nel verde.

Iniziamo a riempire di piante i luoghi dove passiamo più tempo: gli spazi domestici. Scegliamole con cura e posizionamole seguendo criteri che soddisfino le necessità delle piante stesse e di come vengono utilizzati gli ambienti. 

1 pianta ogni 9-10 metri quadrati è secondo la Nasa sufficiente a migliorare la qualità dell’aria.

In camera da letto, Lingua di suocera (Sanseveria) e Aloe Vera. In soggiorno, Gerbera, Crisantemo, Dracaena marginata e derementis, Palma da datteri nana o Robellina, Palma Bamboo, Areca o Palma dalle canne dorate, Ficus Benjamin, Stella di Natale o Spatafillo. In cucina, Pothos e Anthurium. Sul terrazzo, Edera. In ufficio o zona PC, Dracaena marginata, Palma da datteri nana o Robellina e Palma Bamboo.

Sfruttiamo poi il tempo libero per recarci al parco più vicino o cerchiamo dove poter fare un vero Bagno di Foresta. In oriente si chiama Shinrin-yoku, gli anglosassoni lo traducono Forest Bathing. Dal 1982 ad oggi, da oriente ad occidente, questa è una pratica sempre più diffusa, radicata sul rapporto tra l’uomo e la natura e oggetto di numerose ricerche. Degli alberi vengono studiati nello specifico il rilascio di monoterpeni, la quantità di ioni negativi in un ambiente boschivo ed i campi elettromagnetici che lavorano con le piante per il nostro benessere. Affinchè una sessione di Forest Bathing possa portare effetti positivi deve durare almeno 3-4 ore. Gli alberi con più poteri terapeutici sono quelli più grandi, meglio se secolari, in particolare leccio, sughera, quercia spinosa e faggio. Un valore aggiunto è poi la presenza di acqua (ruscelli, laghi, cascate…). 

Esistono in Italia diversi luoghi con le caratteristiche ottimali per fare un bagno di foresta, in alcuni casi sono stati studiati anche specifici percorsi. Eccone alcuni:

Le foreste fanno bene a tutti noi e sono essenziali per l’ecosistema. Un recente rapporto del FAO Food and Agriculture Organization of the United Nations, rivela che dal 1990 ad oggi abbiamo perso 420 milioni di ettari di foresta. Preservare la biodiversità dei “polmoni verdi” del pianeta e limitare la deforestazione resta un tema urgente da affrontare. 

E se piantassimo tutti un albero?

Una provocazione? Certamente! Uno stimolo ad agire in prima persona, un piccolo regalo per se stessi e per il mondo.

…qualche idea su come fare?

…per approfondire:

Margherita Miralli

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